mercoledì 27 marzo 2013

Ma ti hanno detto mai 
Che devi amarti un po' 
Puoi rallentare e poi 
Pensare un po' più a te 
Che sicurezza mostri se 
I casini sai risolvere 
Ma i problemi tuoi 
Non li affronti proprio mai ..


Amarmi? e per cosa dovrei amarmi?
perché ho bisogno di medicine per sopravvivere.

perché comunque ho passato dieci giorni chiusa in casa senza voler vedere nessuno.
perché vivo in simbiosi con il mio ragazzo. perché senza di lui mi sarei già fottuta le braccia a furia di tagli.
perché sto dimagrendo, perché la skinny funziona e se ne è accorto anche quello stupido strizzacervelli che, ripeto, secondo me mi prende per i fondelli.
perché non faccio altro che dormire.
perché anche quando mi ammazzo di studio non rendo un tubo.

perché sono la sfiga in persona. perché sono circondata da persone che hanno un culo tremendo e sono poi sempre lì a giudicare, che se morissi neanche ci farebbero caso.

Pensare un po' più a me? a che pro?
se penso a me, non faccio altro che vedere un susseguirsi di fallimenti, una vita sprecata, debolezza e tristezza.
se penso a me, il mondo di perfezione che pretendo scompare. ed io non sono adatta ai compromessi. non lo sono mai stata.
Dovevo scendere le scale delle elementari in prima fila, dovevo costruire giocattolini senza istruzioni, ho completato un mappamondo di 500 pezzi senza guardare i numeretti. ho impiegato tre giorni, ma ero forse la bambina più felice del mondo in quel momento. contavo la pasta nel piatto. rifiutavo pane e nutella quasi ogni pomeriggio a casa di mia cugina. 

Ho sempre voluto tutto sotto controllo. tutti dovevano fare quello che io avevo in mente. piangevo, urlavo, mi dimenavo finché qualcuno non indovinava quello che io volessi indossare. forse non mi sentivo compresa, volevo essere il centro di ogni attenzione. 

e questi problemi come si affrontano? come si affronta un compromesso? un risultato mediocre? non essere il massimo? tutti gli psicologi, non solo Tiziano Ferro, mi hanno di pensare a me.. lasciare da parte la scuola per un attimo, pensare alla mia vita.. visto che la mia felicità è ben più importante di un 9.. perché bastano i 7 per andare bene, per avere una certa cultura, per potersi permettere un futuro. Ma se la mia vita dipende da questo ideale di perfezione cosa posso fare? come si affronta tutto questo?
Chi li fa i conti con la finitudine umana? con la stanchezza? con le ore di sonno mancate? chi li fa i conti con le circostanze? non esiste un'oggettività, un qualcosa di stabilito.. e a scuola ci sono tante cose che, personalmente, mi affossano. 


sono forte, posso farcela. sono forte. abbastanza forte. questo dolore mi sarà utile. 

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